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LA
NOSTRA STORIA
Cenni storici Dall'anno scolastico 1924/25 viene istituito ufficialmente il «Regio Ginnasio-Liceo» di Bolzano, sotto la presidenza pro tempore di Mario Della Venezia ed un consiglio composto di cinque professori, di cui tre provenienti dalle "vecchie province". Le prime classi ginnasiali erano state avviate in precedenza, benché mancasse ancora una sede stabile. Sono gli anni in cui si sviluppa la rete
dell’istruzione secondaria in lingua italiana nel territorio dell'Alto
Adige, che farà parte fino al 1927 della Venezia Tridentina, annessa al Regno
d'Italia in seguito al trattato di S.Germain (1919). Oltre che a Bolzano
sorgono ginnasi-licei a Merano, Bressanone, Vipiteno e Brunico. Sono anche gli
anni in cui vengono predisposti gli strumenti per l’abolizione della scuola
tedesca in Alto Adige e per l’assimilazione linguistica della minoranza. Nel
1921 la legge Corbino prevede l'iscrizione dei bambini di madrelingua (vera o
presunta) italiana e ladina nelle scuole italiane; questo avrà particolari
effetti nella zona mistilingue della Bassa Atesina (che resterà aggregata
alla provincia di Trento fino al 1943), da decenni teatro di un'accanita
"guerra delle scuole" tra pangermanisti e nazionalisti italiani. Il
decreto-legge Gentile del 1923 inserisce definitivamente l’italiano come
lingua unica d'insegnamento anche "nelle scuole alloglotte". Nel
1925 vengono abolite pure le ore integrative di tedesco. Tutti questi
provvedimenti sono tra le cause del diffuso sentimento di resistenza
nazionale, che si esprime, ad esempio, nell’organizzazione delle "Katakombenschulen",
le scuole clandestine. Dalla completa italianizzazione si salvano solo le
scuole private dipendenti dall'autorità ecclesiastica e protette dal
Concordato del 1929. Dall'autunno 1924 il R.Ginnasio-Liceo, intitolato l'anno seguente a Giosuè Carducci «poeta della nuova Italia», può disporre dell'edificio di Piazza Domenicani, la cui ristrutturazione (tra cui l'installazione della corrente elettrica, l'arredo scolastico, etc.) durerà fino a tutto il 1925. Alcuni libri presi in consegna dal R. Istituto Tecnico formano il primo nucleo della biblioteca scolastica, che si accrescerà lungo i decenni, grazie anche all'acquisizione di fondi privati e alla dedizione di generazioni di docenti, costituendo oggi un consistente patrimonio librario (13.000 volumi circa), di particolare valore per la specializzazione umanistico-letteraria. Dal 1998 la biblioteca è stata intitolata al professor Francesco Moggio, indimenticabile figura di docente e cultore di lettere classiche presso il liceo tra gli anni Trenta e Settanta. Sotto la lunga direzione del barone Danilo Altenburger (1925-1937), già irredentista trentino e parente di Ettore Tolomei, del liceo-ginnasio di Bolzano viene sottolineato non solo il compito culturale e educativo, "ma altresì quello di penetrazione, di prestigio ed affermazione nazionale", secondo le direttive della politica culturale del fascismo in Alto Adige; «sull'istituto dovrà convergere non solo la simpatia dell'elemento italiano, facile conquista, ma anche la stima dell'elemento alloglotta: anche i giovani tedeschi dovranno trovare in questa scuola italiana dignitosa e affettuosa accoglienza». Nella concezione della riforma gentiliana il liceo classico rappresenta il vertice del sistema scolastico italiano nonché l'accesso privilegiato alla continuazione degli studi nelle facoltà universitarie. Il rapido sviluppo di Bolzano nel ventennio, caratterizzato dalla massiccia immigrazione italiana (che porterà la popolazione residente dalle 34.000 unità del 1910 alle 64.000 del 1943), si riflette nel crescente numero degli alunni iscritti al liceo: inizialmente esso non supera la decina per classe, raddoppia alla fine degli anni Venti e infine porta, nella prima metà degli anni Trenta, alla necessità di istituire una seconda sezione. Un'ulteriore promozione all'incremento di strutture e dotazioni dell'istituto viene dopo l'istituzione del R. Provveditorato agli Studi di Bolzano (1937), scorporato così da quello di Trento. Negli anni 1943-45 l'attività dell'istituto subisce un'interruzione, sia per la situazione bellica (in particolare per i pesanti bombardamenti su Bolzano) sia per i problemi amministrativi conseguenti all'istituzione della Zona di Operazione delle Prealpi e all'occupazione germanica. Gli studenti bolzanini sono costretti a frequentare i licei di Bressanone e Merano e una parte dei docenti torna ai luoghi di provenienza. Nel dopoguerra il liceo riprende subito un'intensa attività, sotto la presidenza di Carlo Busato (in carica già dal 1937), con due sezioni e un consiglio di 17 docenti (sette dei quali presenti nel 1943). La serietà e il rigore dell'insegnamento - rigore giudicato "eccessivo" nel ricordo pur affettuoso e grato di alcuni studenti - hanno caratterizzato sin dall'inizio l'istituto e sono stati sempre congiunti al prestigio che viene dal valore di molti docenti. Tali caratteristiche non vengono meno nel periodo del dopoguerra e della ricostruzione, in un mutato clima di democratico dibattito sulle vecchie e nuove finalità educative. Lungo gli anni Cinquanta, sotto la presidenza di Ettore Fata (1952-1966), si accresce il ruolo propositivo degli studenti che si ritagliano spazi di gestione (ad esempio il "Circolo Studentesco") e ottengono l'organizzazione di attività parascolastiche: conferenze e dibattiti - concessi nel 1954 «alle III classi per l'ultima ora del sabato» - nonché «un periodico sul quale esprimere i problemi dei giovani» (1958). Le grandi istanze di rinnovamento che agitano la società italiana negli anni Sessanta, si riflettono con ritmo crescente nella sempre maggiore attenzione dell'istituto nei confronti delle componenti dei genitori e degli studenti, nel segno di una «sana democratizzazione della scuola» (1964). Nel gennaio 1966 viene inaugurata la biblioteca-alunni, che funge anche da luogo di riunione. Viene incentivato pure il finanziamento per il giornalino ciclostilato e per le iniziative extra-scolastiche. Le tensioni politico-ideologiche sullo scorcio degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta entrano anche nella vita del liceo bolzanino, culminando con l'occupazione del 1977 che per una ventina di giorni riempe le cronache cittadine. Dal 1971 l'istituto si è trasferito nella nuova sede di Via Manci, che offre spazi più adeguati alla didattica (laboratori, aule speciali, palestre), alle esigenze assembleari (la spaziosa Aula Magna, il cui utilizzo viene subito richiesto dagli studenti per proiezioni di film e concerti) e, infine, all'aumento delle classi: lungo gli anni Settanta e Ottanta, sotto la lunga presidenza di Claudio Nolet, il numero delle sezioni oscilla fra tre e quattro. In questi ultimi anni il liceo si confronta con le grandi trasformazioni nel campo della comunicazione, dei nuovi saperi e abilità, che portano all'istituzione di due indirizzi sperimentali (classico e linguistico) e alla dotazione di strumenti multimediali, sotto la presidenza di Vito Mastrolia (dal 1994). D'altro canto, proprio la continuità dello sforzo di far interagire l'antico e il moderno, nel segno di un quotidiano confronto con i valori umanistici, ha reso il liceo classico bolzanino, nella sua ormai lunga storia, uno dei punti di riferimento della vita culturale del territorio. Proposta di intitolazione della biblioteca del Liceo “G. Carducci” al Prof. Francesco Moggio
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