Dachau
 

INTRODUZIONE   STORICA

 

 I campi di concentramento

  

Il 30 gennaio 1933, Hitler, a capo di un governo detto di concentrazione nazionale, è investito dal presidente Hindenburg della carica di Cancelliere del Reich. Con la patina di rispettabilità conferitagli da questo incarico farà approvare i provvedimenti che gli permetteranno di instaurare la dittatura nazista in Germania.

 

Ai primi di febbraio risalgono le prime limitazioni del diritto di riunione e della libertà di stampa. Il 28 febbraio, prendendo a pretesto l'incendio del Reichstag, vengono sospese le libertà costituzionali. Un decreto presidenziale d'emergenza introduce nel Reich la Schutzhaft, la custodia preventiva degli oppositori del nuovo regime. I Länder sono sottoposti al diretto controllo del potere centrale: «se in un Land non sono state prese le misure necessarie per la pubblica sicurezza e l'ordine, allora il governo del Reich può assumere transitoriamente i poteri delle supreme autorità regionali».

 

Il 5 marzo, nuove elezioni al Reichstag; i nazisti, nonostante le violenze e le intimidazioni esercitate prima e durante le votazioni, non ottengono ancora la maggioranza dei suffragi, ma il consolidamento del loro potere continua. L'assenza coatta dei deputati comunisti, l'arresto di alcuni socialdemocratici e l'appoggio dei nazionalisti consentono ora di trasferire il potere legislativo (ordinario e costituzionale) nelle mani del governo.

 

La «legge dei pieni poteri», del 24 marzo 1933, sottrae alle Camere il potere legislativo; presentata come provvisoria (come del resto anche l'ordinanza del 28 febbraio), è invece rinnovata ben tre volte, il 30 gennaio 1937, il 30 gennaio 1939, ed infine, a tempo indeterminato, il 30 gennaio 1943.

 

In una alternanza di legalità e di terrore, procede la liquidazione di ciò che resta della Repubblica di Weimar. Uno dopo l'altro sono messi fuori legge, o si autoeliminano, il partito comunista, il partito socialdemocratico, quello cattolico di centro e i partiti minori. Costretto infine allo scioglimento anche il partito nazionalista, il I4 luglio il National Sozialistische Deutsche Arbeiter Partei è dichiarato partito unico. Contemporaneamente all'azione contro i partiti, prosegue l'opera di eliminazione dall'apparato burocratico e dalla magistratura degli elementi ostili al regime e quella di repressione dell'attività delle centrali sindacali.

 

Sono ora possibili nuove elezioni e il 12 novembre 1933, il partito nazista ottiene il 92,2% dei suffragi.

 

Nel 1933-34 vengono creati i primi campi di concentramento per i «nemici dello stato». Questi campi, affidati dapprima alla custodia delle SA, passano sotto la tutela delle SS dopo la notte del 30 giugno 1934 in cui vengono eliminati quegli esponenti delle camice brune che Hitler non riteneva sufficientemente fidati.

 

I primi campi di concentramento si differenziano subito da quelli che in periodo bellico raccolgono i prigionieri di guerra; si vengono ben presto delineando le caratteristiche dei lager che durante la seconda guerra mondiale saranno destinati agli internati civili.

 

Nel marzo del 1933 è già in attività il campo di concentramento di Dachau. In base alla Schutzhaft vi vengono internati tutti i cittadini tedeschi che per motivi politici o religiosi sono d'impaccio alla piena realizzazione della dittatura nazista. Già nel periodo che intercorre tra l'incendio del Reichstag e le elezioni del 5 marzo iniziano gli arresti e le deportazioni: «migliaia di funzionari di partiti operai tra i quali alcuni dei più noti esponenti comunisti (con alla testa Ernst Thalmann) furono gettati in carcere o deportati in campo di concentramento». Il partito comunista e quello socialdemocratico assistono allo sfasciarsi delle loro organizzazioni incapaci di trovare quel minimo di unità d'azione che consenta loro di combattere efficacemente l'ascesa di Hitler.

 

Ai prigionieri politici, in primo luogo comunisti e socialdemocratici, si affiancano presto anche cattolici e protestanti (se più risoluti delle rispettive Chiese nell'opposizione al nazismo), testimoni di Jehova, prigionieri detenuti per reati comuni, omosessuali, malati di mente e persino, dopo la «notte dei lunghi coltelli», molti membri delle SA.

 

Il campo di Dachau e gli altri che sorsero in questo periodo, accolsero tutti coloro che il nazismo riconosceva come suoi nemici o potenziali nemici, eliminando in questo modo i possibili avversari e nel frattempo costituendo un formidabile deterrente per il formarsi di nuove opposizioni.

 

Dal momento in cui giunge al potere inoltre, il nazismo ufficializza la già operante persecuzione antiebraica che può ora presentarsi in veste legale. Il 15 settembre 1935 è la volta delle Leggi di Norimberga; tra queste, la Legge sulla Cittadinanza del Reich che stabilisce la differenza tra Reichsbürger e Staatsangehöriger, tra cittadino e suddito, in base alla quale, tra l'altro, queste due categorie di persone «non dovevano avere rapporti sessuali, nè nel matrimonio, nè fuori».

 

La legislazione antiebraica si infittisce e migliaia di ebrei sono costretti ad espatriare sebbene «sino alla fine del 1938, se erano politicamente non sospetti, non venivano molestati che in casi eccezionali».

 

Dopo l'Anschluss, nel marzo 1938, si inasprisce ulteriormente la persecuzione antisemita, si susseguono le disposizioni che limitano la libertà degli ebrei sino ad annientarla definitivamente.

 

La «Notte dei Cristalli» (9-10 novembre 1938) in cui vengono distrutte dai nazisti le sinagoghe, saccheggiati negozi ed abitazioni di ebrei, è il momento che rappresenta l'episodio conclusivo di questa fase; in seguito, verrà avviata la «soluzione finale» del problema ebraico che prevede l'eliminazione fisica degli ebrei europei.

 

La spirale terroristica e repressiva avviata dal nazismo diventa sempre più rapida, sorgono nuovi campi di concentramento in cui rinchiudere ora anche gli ebrei. Con l'invasione della Polonia (settembre 1939) e l'inizio della seconda guerra mondiale cominciano le deportazioni in massa che procedono parallelamente all'avanzare del fronte tedesco.

 

Vengono aperti nuovi Konzentrationslager; a quelli precedenti l'inizio della guerra (Dachau-1933; Buchenwald-1937; Flossenburg, Neuengamme e Mauthausen-1938; Ravensbrück-1939) ne vengono affiancati altri: Auschwitz (1940); Bergen-Belsen, Chelmno, Natzweiler e Terezin (1941); Belzec, Sobibor e Treblinka (1942); Ebensee (1943); Litomerice e Mittelbau (1944), per citare solo i più conosciuti. A ciascuno di questi campi maggiori fanno capo una miriade di Aussenkommandos o Aussenlager (campi satelliti), la sola Buchenwald ne conta 136, Dachau 139, Mauthausen 67, e così via.

 

La popolazione dei lager si fa sempre più complessa e articolata, perché a questa ramificata rete di campi di concentramento vengono destinati milioni di uomini «razzialmente inferiori»: ebrei, zingari, slavi; i prigionieri di guerra non protetti da convenzioni internazionali come quelli sovietici e, dopo l'8 settembre 1943, parte degli Internati Militari Italiani; prigionieri politici e comuni; cittadini qualsiasi rastrellati dai tedeschi in ogni paese d'Europa raggiunto dalle truppe del Terzo Reich. Si forma quello che Rousset chiamerà «universo concentrazionario» dove vengono deportati tutti i veri o presunti nemici del Reich che questi campi riescono materialmente a contenere. Le esigenze della produzione bellica faranno poi abbandonare persino questa tenue discriminazione utile ad individuare chi è destinato ai campi di concentramento e le deportazioni, sempre più massicce, serviranno a procurare la manodopera necessaria a colmare i vuoti lasciati dai tedeschi arruolati nella Wehrmacht.

 

Coloro che superavano la selezione - riservata agli ebrei - all'ingresso del campo venivano destinati al lavoro forzato, gli altri passavano direttamente negli impianti di eliminazione. Quanti riuscivano a superare la selezione dovevano poi affrontare la vita del campo: denutrizione e malattie ne assottigliavano quotidianamente il numero; quando il loro lavoro non era più produttivo, o era possibile sostituirlo con quello prestato da forze più fresche, o ancora quando il capriccio di uno qualsiasi dei custodi lo riteneva opportuno o divertente, anch'essi erano eliminati in uno dei molteplici modi escogitati dalla barbarie nazista: fucilati, gassati, sepolti vivi, bruciati.

 

Nei campi di sterminio «la soluzione finale del problema ebraico», la distruzione dei «nemici dello stato» e l'eliminazione delle forze non più produttive, passa attraverso l'annientamento fisico. «Il sistema prescelto fu l'asfissia: asfissia per ossido di carbonio nei quattro grandi campi della Polonia (Chelmo, Belzec, Sobibor, Treblinka), asfissia per acido prussico nelle gigantesche installazioni di Auschwitz in Alta Slesia, e di Maidanek».

 

Dove non arrivano i gas di combustione e il Zyklon B vengono usati metodi più rudimentali perché «la morbosa ingegnosità dei nazisti è ricorsa a decine di altre tecniche individuali e collettive» per raggiungere lo stesso scopo. Dopo il sistematico esame dei cadaveri alla ricerca di monete o preziosi negli orifizi anali e genitali, dei denti d'oro nelle bocche aperte con appositi ganci di ferro, i cadaveri vengono gettati in fosse comuni, cremati nei forni e, quando non si riesce più a sostenere il ritmo delle esecuzioni, semplicemente accatastati in qualche punto del campo.

 

Il deportato, veniva dunque utilizzato fino in fondo con scientifica sistematicità, come ricorda, tra l'altro, una tabella (riprodotta nella Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza) contenente un «Preventivo di costi e ricavi per internato» dalla quale si desume che il ricavo giornaliero per internato doveva ammontare a RM 5,30. Questa somma, moltiplicata per il numero di giorni per i quali l'internato riusciva a sopravvivere fornisce un primo totale. A questo va aggiunto il «ricavo netto dalla utilizzazione del cadavere» che la stessa tabella fa ammontare a RM 198. Rimanendo in vita per nove mesi (tale era infatti il periodo di tempo che i comandanti di lager prevedevano avrebbe potuto sopravvivere), un internato sarebbe fruttato all'economia nazista 1629 RM.

 

Per favorire il trasferimento a queste industrie di sterminio vennero edificati numerosi campi di raccolta in tutta l'Europa occupata. Da questi partivano i convogli piombati destinati a raggiungere i campi più attrezzati per il lavoro e per lo sterminio dei deportati. Basti ricordare il campo di Drancy in Francia, il campo olandese di Westerbork, la caserma Dossiu di Malines in Belgio, il campo di Berg in Norvegia, il ghetto di Belgrado e altri ancora in Serbia, Bulgaria, Grecia e Romania oltre naturalmente ai campi italiani di Fossoli, Trieste e Bolzano di cui diremo tra breve.

 

Questo vario panorama di campi di concentramento venne persino organizzato dai nazisti secondo una classificazione che avrebbe dovuto differenziarli in base alle condizioni della detenzione e del lavoro svoltovi dagli internati. Un ordinanza emanata da Reinhard Heydrich - generale SS a capo del servizio informazioni e spionaggio delle SS (Sicherheitsdienst) e successivamente anche della polizia di sicurezza (Sicherheitspolizei) - del 1-1-1941 esplicita questa classificazione - probabilmente già utilizzata in precedenza - distinguendo i campi di categoria I: «Per tutti i detenuti scarsamente indiziati e suscettibili di miglioramento, tranne casi particolari e di segregazione cellulare». Tra questi: Dachau, Sachsenhausen, Auschwitz (campo principale). Categoria Ia: «per detenuti bisognosi di essere trattati con delicatezza, anziani e poco adatti ad attività lavorative» (Dachau). Categoria II: «destinata ai gravemente indiziati ma ancora suscettibili di educazione e miglioramento», comprendente tra gli altri i campi di Buchenwald, Flossenbürg, Neuengamme e Auschwitz II (Birkenau). Ed infine, Categoria III «Per detenuti per misure di pubblica sicurezza, gravemente indiziati, incorreggibili, pregiudicati e asociali, cioè difficilmente suscettibili di rieducazione.» Alla categoria III appartenne il solo campo di Mauthausen (con le sue dipendenze di Gusen). A questa classificazione, che con il prosieguo della guerra si fece sempre più labile sino a scomparire nei fatti, va aggiunta quella basata sugli altri campi esistenti sia in Germania che nei territori occupati. Hans Marsalek ricorda ancora: «campi Penali», campi di «rieducazione», campi di raccolta per ebrei, ghetti, campi di annientamento per ebrei, campi per zingari, campi di transito per prigionieri di guerra, campi per prigionieri di guerra, «campi per l'educazione al lavoro», ciascuno di questi, di fatto funzionalizzato all'esistenza dei campi maggiori.

 

Tutti i campi di concentramento dipendono, a partire dal 16-3-1942, dall'Ufficio centrale economico-amministrativo delle SS (WVHA: Wirtschaftsverwaltungshauptamt), mentre in precedenza erano di competenza dell'Ufficio di direzione centrale. Il passaggio di competenze, sottolinea la crescente importanza economica dei campi di concentramento che ora vengono affidati a quello stesso ufficio delle SS che si occupa dell'amministrazione di aziende, stabilimenti o altri centri di produzione posseduti da quella organizzazione. Il programma di sfruttamento del lavoro degli internati si basò dapprima solamente sul loro impiego in fornaci (Sachsenhausen, Buchenwald) e cave (Flossenbürg, Mauthausen); in seguito, a causa dell'evoluzione degli avvenimenti bellici, gli internati vennero impiegati direttamente anche nella produzione bellica e in quelle attività produttive lasciate scoperte dalla carenza di manodopera tedesca.

 

Pur nelle disperate condizioni del lager, vi furono, e sono documentati, episodi in cui è dimostrato lo strenuo tentativo di resistenza alla ferocia nazista.

 

Scrivono in proposito Vincenzo e Luigi Pappalettera:

 

«Una, delle peggiori colpe del nazismo è proprio quella di aver organizzato scientificamente l'abiezione dell'uomo per costringerlo a pensare solo alla propria sopravvivenza fisica, come un animale, rinunciando a difendere gli ideali per i quali era stato deportato; voleva che il combattente antinazista lavorasse fino all'estremo delle forze per la produzione bellica del suo nemico mortale. Voleva spingerlo perfino alla terribile alternativa: uccidi i tuoi compagni se vuoi sopravvivere.

In questa situazione disperata, in quel frantoio di uomini continuò la resistenza».

 

Superando gli ostacoli posti dall'ufficio politico che sorvegliava il lager, dalla diversità delle nazionalità dei deportati, dal pericolo costituito dai triangoli verdi e dai Kapò, si verificarono numerosi episodi di solidarietà reale tra gli internati e di concreto sabotaggio delle attività del lager. Fu svolta inoltre una preziosa opera di documentazione delle atrocità che vi ebbero luogo.

Questi documenti ebbero un'eccezionale importanza durante i processi di Norimberga e di Dachau, perchè permisero di ricostruire, a volte con agghiacciante precisione, la storia delle efferatezze perpetrate nei lager nazisti.

 


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