Dachau
 

INTRODUZIONE

 

 

Il fattore economico, come germe di guerra, è un argomento storico trito e ritrito che dobbiamo dare per scontato. Ma e l'uomo è, soggetto alle forze evolutive della sua selezione naturale, noi non possiamo più valutare il significato di "guerra" da un pulpito etico, anzi, come l'occhio che non vede se stesso, non possiamo più salire neanche sul pulpito "umano". La storia è relativa ai popoli che la scrivono. La storia della civiltà quindi non può essere giudicata ma tollerata. Tollerata come una marcia forzata verso l'ineffabile. Il bene il male sono giudizi umani completamente assenti in Madre Natura. Questa premessa non cambia le nostre circostanze. Come uomini abbiano la percezione del soggetto sull'oggetto e ciò è parte della nostra volontà di esistere. Guardiamo allora le nostre guerre con gli occhi che abbiamo, gli occhi della sopravvivenza, perché la verità sarà sempre e comunque solo quella che si crede e noi crediamo sempre a ciò che ci promette di sopravvivere..

Volgiamo, quindi il nostro occhio meno soggettivamente possibile, alla storia che abbiamo dovuto sopportare nel secolo XX.

Questa storia che ci proponiamo di percorrere è una versione di fatti della civiltà occidentale: la Germania è stata spinta dal nazifascisimo a invadere, distruggere e usurpare l'Europa; poi, l'America, la Francia, la Russia e l'Inghilterra si sono opposte e insieme l'hanno sconfitta. Semplice? Troppo semplice! I dettagli? E' impossibile conoscerli tutti, ma quelli raccolti bastano già a farci riflettere a lungo.

Se le lacune della storia che ci è stata riferita nascondono elementi che possono incrinare la promessa di pace, dobbiamo ricordarne le calamità, cercarne i sintomi e trovarne i rimedi.

Lo faremo per paura e non per deviare in alcun modo quell'odio che obbedisce solo alla legge naturale.

In quanto alla disposizione logica delle circostanze attuali il genere umano si è rassegnato alla prevalenza del mondo americano non solo per la sua egemonia economica e militare ma per la sua pretesa di essere guida spirituale dei popoli sulla terra. Forse è genuina la buona "intenzione" evangelica della sua politica ma Il suo accanimento di concepire a suo modo la sua "democrazia", non può graziosamente imporci a "non pensare": il nostro concetto di patria ha perso il vecchio senso di unilateralità. Infatti uno dei lemma nazionali più venerati dai nordamericani che dovrebbe ammonirci è: My country, right or wrong (La mia patria, a ragione o a torto).

Con tale "condizionamento" come possiamo assumerci la responsabilità di un giudizio obiettivo sulla storia che ci ha straziato? E se la porta non si è chiusa del tutto?

Infatti, considerate come stanno le cose, non ci è facile verificare i fatti e i motivi dell'economia delle ultime due guerre europee senza obiettare sul concetto di "giustizia" del vincitore.

Se però dovessimo accettare che per sopravvivere economicamente una comunità umana debba eliminarne un'altra e che la lotta sia un presupposto di selezione, allora diventa valido il criterio soggettivo della guerra economica.

Questo giudizio ci piega ad accettare con il più freddo cinismo che non possiamo concludere che l'attuale portentoso progresso scientifico possa evolvere senza guerre. guerre piccole e guerre grandi, perché tutta l'umanità non può più sottrarsi alla struttura economica del consumismo; la produzione non si può mantenere se cessa il consumo costante e proporzionato. Detta produzione sussiste solo in base al "consumato", ciò è a dire, in base "all'eliminato". Senza "eliminazione " è inutile la "produzione". Dunque, bisogna distruggere per ricostruire.

 

Possiamo proporre di fermare il corso della scienza?

 

Possiamo rinunciare alle sue promesse? Possiamo esortare l'uomo a desistere dal suo dominio sulla natura? O preferiamo guardare avanti nel tempo alla conquista dell'universo costi quel che costi?

La scienza ci continua a proporzionare frutti così benefici da escludere la possibilità di vivere senza di essi. Ma non possiamo e non dobbiamo non soppesare il contenuto dell'altro piatto della bilancia: i

prodotti della morte.

Noi dobbiamo solo sperare di uscire da questa nostra esistenza soddisfatti del benefici odierni ma allo stesso tempo non possiamo ignorare il monito dell'ultimo conflitto mondiale.

La guerra che Hitler ci ha concesso di perdere non rappresenta solamente un capitolo di storia della civiltà moderna. Almeno d'accordo con il nostro esame del fatti, la guerra nazista è nata dal grande progresso scientifico della Germania, progresso che tuttora e più che mai continua a promettere stupefacenti possibilità.

Con orrore osiamo aprire uno spiraglio su quelle stupefacenti possibilità che, seppure fallite con la sconfitta del nazismo, non possono far si che l'uomo-individuo abbassi la guardia in questo suo mondo libero solo apparentemente.


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