Durante
la guerra (I guerra mondiale) il governo inglese promise il proprio
sostegno alle popolazioni arabe che si fossero ribellate al dominio
ottomano, prospettando loro la possibilità di costituirsi in seguito in
nazioni indipendenti. La rivolta, scoppiata nel giugno del 1916 sotto la
guida dello sceicco Faisal al-Husein (il futuro Faisal I, primo re
dell'Iraq) e la direzione tattica del colonnello inglese Thomas Edward
Lawrence, ottenne notevoli successi; nel 1918 l'armistizio siglato tra
Turchia, Inghilterra e Francia confermò la volontà dei paesi
occidentali di favorire la nascita di nazioni arabe indipendenti nelle
aree sotto il dominio ottomano e di conseguenza l'amministrazione
dell'Iraq fu assegnata agli inglesi. Nel luglio del 1920 scoppiò
un'insurrezione armata contro la Gran Bretagna che portò il governo di
Londra alla creazione di un regno, con un governo arabo posto sotto la
supervisione di un alto commissario inglese. Nel 1921 Faisal venne
nominato re.
In
base al trattato d'alleanza con la Gran Bretagna, allo scoppio della
seconda guerra mondiale l'Iraq ruppe le relazioni diplomatiche con la
Germania. Nel 1940 il potere venne però assunto con un colpo di stato
da un leader nazionalista, Rashid Ali al-Gailani; questi avviò in un
primo tempo una politica di non cooperazione con l'Inghilterra, quindi
si pose alla guida di un regime filotedesco appoggiato dai militari.
Immediatamente le autorità di Londra inviarono truppe nella regione e,
dopo un breve conflitto, se ne assicurarono il controllo nel maggio del
1941, rimettendo alla guida del paese il leader moderato as-Said.
Il 17 gennaio 1943 l'Iraq fu il primo stato musulmano a dichiarare
guerra all'Asse; alla base dell'aiuto prestato agli alleati vi era
l'intenzione di potere in seguito costituire una federazione unitaria di
tutti gli stati arabi.
Dopo la fine della guerra, le regioni
nordorientali del paese furono interessate da una serie di rivolte delle
minoranze curde locali, che si sospettava ricevessero sostegno
dall'URSS. Temendo per la sicurezza dei giacimenti di petrolio, gli
inglesi intensificarono la propria presenza militare in Iraq. Da parte
sua, nel 1947, as-Said rilanciò la prospettiva di costituzione di un
grande stato arabo unitario, avviando con il sovrano di Transgiordania
colloqui per la fusione dei rispettivi paesi e firmando un trattato di
alleanza e assistenza reciproca.
Immediatamente dopo la proclamazione dell'indipendenza di Israele,
avvenuta nel maggio del 1948, le armate iracheno-giordane invasero il
nuovo stato; gli scontri si protrassero fino all'armistizio firmato il 3
aprile 1949
All'inizio del 1974 nelle regioni
settentrionali ripresero gli scontri tra le forze governative e i
nazionalisti curdi (che ritenevano inadeguate e insoddisfacenti le forme
di autonomia concesse nel 1970), aiutati nella loro azione dalle
autorità iraniane. Nell'estate del 1979 il generale Saddam Hussein
venne nominato alla presidenza della Repubblica e immediatamente
accentuò i tratti personalistici del proprio regime.
Nello stesso anno si assistette
all'accrescersi della tensione con il vicino regime iraniano, aggravata
dal persistere dell'appoggio fornito da Teheran agli indipendentisti
curdi. Nel settembre del 1980 l'Iraq dichiarò nullo un precedente
accordo stipulato nel 1975 con l'Iran e reclamò il controllo
sull'intero estuario dello Shatt al-Arab, determinando con ciò l'inizio
della guerra.
Dopo
alcuni successi iniziali (occupazione della provincia del Khuzistan e
distruzione degli impianti di Abadan), nel giugno del 1981 il regime di
Saddam Hussein subì un raid aereo israeliano che distrusse nei pressi
di Baghdad un reattore nucleare prossimo a entrare in funzione; quindi,
all'inizio del 1982 il conflitto si trasformò in un'estenuante guerra
di posizione, cui si accompagnò una durissima lotta sulle rotte del
golfo Persico. Pur dichiarando la propria neutralità, nel 1984 il
governo degli Stati Uniti annunciò il ripristino delle relazioni
diplomatiche con il regime di Saddam, garantendo altresì aiuti
economici e militari a riconoscimento dell'azione di contenimento
operata sul regime fondamentalista di Teheran.
Negoziato un cessate il fuoco nell'agosto 1988, il governo iracheno si
concentrò sulla repressione della guerriglia curda e avviò un
programma di ricostruzione dell'apparato militare, grazie soprattutto
alla collaborazione fornitagli dai paesi dell'Europa occidentale e dagli
Stati Uniti.
Occupazione del Kuwait e guerra del Golfo
Nel 1990 l'Iraq riaprì l'annosa disputa
territoriale con il Kuwait (alleato nella lunga guerra con l'Iran); il 2
agosto le truppe di Baghdad varcarono quindi i confini e rapidamente
invasero l'intero paese, dichiarandolo diciannovesima provincia
irachena. Dopo una serie di risoluzioni di condanna, il Consiglio di
sicurezza dell'ONU intimò il ritiro incondizionato degli occupanti
entro il 15 gennaio 1991; scaduto l'ultimatum, una coalizione
internazionale guidata dagli Stati Uniti, con una serie di violentissimi
bombardamenti su Baghdad e altri obiettivi strategici economici e
militari, obbligò Saddam Hussein a evacuare precipitosamente il Kuwait
Terminate
le operazioni di guerra (il cessate il fuoco fu firmato in aprile) senza
che il loro esito disastroso intaccasse la stabilità del regime, Saddam
utilizzò le residue forze militari per tentare di schiacciare
definitivamente l'opposizione interna dei fondamentalisti sciiti, nel
sud del paese, e dei curdi a nord, provocando la fuga in Iran e Turchia
di centinaia di migliaia di profughi per i quali le truppe statunitensi,
inglesi e francesi organizzarono campi di raccolta.
L'Iraq nel dopoguerra
Dal
1992 l'Iraq fu oggetto di una forte pressione internazionale affinché
eliminasse i propri armamenti; il paese venne di fatto isolato da un
rigido embargo economico (giustificato anche dalla repressione nei
confronti del popolo curdo) i cui effetti si rivelarono devastanti
soprattutto per la popolazione civile. L'economia nazionale irachena,
già pesantemente segnata dai due ultimi conflitti, giunse quasi al
collasso.
Nonostante l'isolamento internazionale, Saddam Hussein riuscì tuttavia
a rimanere ancora saldamente alla guida del paese, tanto che
nell'ottobre 1994 si registrò un nuovo spostamento di truppe irachene
al confine con il Kuwait che spinse gli Stati Uniti a inviare nella
regione un proprio contingente militare.
Il regime di Baghdad annunciò quindi il proprio ritiro dall'area e
riconobbe ufficialmente la sovranità del Kuwait il 10 novembre 1994, in
conformità alle risoluzioni dell'ONU. Tuttavia ciò non fu ritenuto
sufficiente dagli Stati Uniti per rimuovere l'embargo, nonostante il
parere contrario di altri paesi occidentali, tra cui in particolare la
Francia.
Nel 1995 una risoluzione dell'ONU
consentì una parziale attenuazione dell'embargo, permettendo all'Iraq
di esportare due miliardi di dollari di greggio al semestre per
l'acquisto di viveri e medicinali, ma l'amministrazione statunitense
pose molti ostacoli all'applicazione della risoluzione.
Nell'ottobre del 1995 un plebiscito conferì a Saddam un nuovo mandato
di sette anni, segno che il potere era ancora saldamente nelle sue mani
nonostante rivolte e defezioni continue; la più clamorosa fu quella del
generale Kamel Hassan al-Majid e di suo fratello, entrambi generi di
Saddam, prima fuggiti in Giordania e rimpatriati dopo sei mesi;
condannati a morte, furono assassinati – ufficialmente per un
regolamento di conti all'interno della famiglia, offesa dal loro
tradimento – pochi giorni dopo il rientro.
Nel
1997 – nonostante che molti paesi occidentali e quasi tutti i paesi
arabi fossero ormai favorevoli alla sospensione delle sanzioni –
continuava e si rafforzava la pressione internazionale, anche con un
continuo controllo della capacità bellica del paese da parte di
osservatori internazionali, che provocò ulteriori proteste del regime e
l'irrigidimento dell'amministrazione statunitense.
Anche la situazione nel nord del paese, dove dal 1993 infuriava il
conflitto tra le fazioni curde, permaneva drammatica.
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